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Trento, 17 gennaio 2005
RIPENSARE L’INCENERITORE DI TRENTO
Comunicato stampa di Roberto Bombarda

Se qualcuno nutriva ancora perplessità riguardo l’utilità o la necessità di costruire un inceneritore a Trento, ebbene dovrebbe aver definitivamente trovato la soluzione ai propri dubbi dopo l’intervento del professor Paul Connett al convegno di sabato scorso. Egli ha infatti dimostrato, con grande lucidità, che la via dell’incenerimento è sbagliata, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista economico. L’incenerimento è la soluzione più “pigra”, che piace ai governi ma non ai cittadini, che spreca più energia di quanta non ne produca.

Personalmente sono sempre stato critico verso l’inceneritore di Trento. Prima di tutto per una questione di cultura e, per così dire, di educazione civica. Il nostro rapporto con i rifiuti è sbagliato, così come è sbagliato lo stesso vocabolo. Se lo sostituissimo con “risorse riutilizzabili” compiremmo una svolta etica e non distruggeremo un prodotto che può ancora avere una funzione sociale ed economica. Occorre ridurre a monte la produzione di rifiuti, riusare, riciclare, compostare. E per la frazione rimasta, che rimarrebbe percentualmente contenuta, si potrebbe pensare provvisoriamente alla discarica, anche perché lo sviluppo tecnologico potrebbe portarci a riesumare tra qualche anno o decennio i materiali stoccati per una soluzione ecologicamente ed economicamente più sostenibile. Altrimenti dovremo sorbirci, oltre alle emissioni, pure le pericolose ceneri (un terzo della quantità di rifiuti immessa nell’inceneritore). La questione coinvolge quindi il nostro rapporto con le generazioni attuali e future, ma anche tra comunità locali. Costruire una fabbrica che consuma più energia di quanta ne produca è poco razionale, anche da un punto di vista imprenditoriale. Inoltre dal famigerato camino escono sostanze che nessuno può con certezza definire “sicure”. Come si può definire sicuro un inceneritore? Semplicemente non è possibile. Così come non è possibile definire sicura un auto, sia pure dotata di 5 stelle Ncap, 8 airbag, Abs, Edp, eccetera: è sempre possibile un frontale a 100 all’ora contro un camion… “In caso di nebbia prendi il treno, è più sicuro”, si diceva prima di Crevalcore. Perché non dovrebbe essere possibile un errore umano o tecnico nel caso di un inceneritore, con il rischio di emettere diossine e furani? Perché bisognerebbe mettere a rischio la salute dei trentini dei prossimi secoli – la diossina ha effetti per secoli, ha ben spiegato Connett - per un inceneritore?

Può anche essere che in talune situazioni disperate l’unica soluzione praticabile per non soccombere sotto i rifiuti sia l’incenerimento, ma non è questo il caso del Trentino. O meglio, non è più questo allo stato attuale.

Cinque anni fa, quando il Trentino presentava una situazione disastrosa, l’assessore Berasi ebbe il coraggio di avviare, quasi contro tutti e nello scetticismo generale, una difficile campagna per la raccolta differenziata, pianificando e costruendo centri di raccolta materiali e centri di raccolta zonali, promuovendo agende 21 ed azioni virtuose di comuni e comprensori, eccetera. In quella situazione “disperata” la chiusura del ciclo dei rifiuti, senza aprire nuove discariche poteva, paradossalmente ma razionalmente, contemplare la presenza di un termovalorizzatore. Ma oggi, a differenza di soli 3-4 anni, a fronte dei risultati positivi, delle prospettive, dell’impegno di comuni e cittadini, delle nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche ritengo che il piano provinciale possa essere ripensato sulla base dell’agenda “Rifiuti Zero” presentata a Trento da Connett. Spostando l’obiettivo finale sul 2015-2020, evitando così la costruzione dell’inceneritore. Che nessuna città in Italia vuole accettare sul proprio territorio e che da ben 8 anni non è più costruito in nessuno stato americano!

Sono convinto che l’unica istituzione in grado di cambiare gli attuali programmi, evitando la costruzione dell’inceneritore sia proprio il Comune di Trento. E questo è oggi possibile proprio grazie ad una recente legge. In ottica provinciale il capoluogo farebbe un favore enorme agli altri 222 comuni ed all’intera provincia ospitando sul proprio territorio l’inceneritore. Che interesse avrebbero Campiglio, l’alta Val di Fassa, la bassa Valsugana, il Chiese (alcuni dei luoghi più lontani, per fare degli esempi) a ridurre la produzione di rifiuti, quando comunque saranno caricati sui camion – aumentando traffico ed inquinamento atmosferico già pesantissimi – e trasportati nella ridente “città delle Alpi”?

Connett ha anche dimostrato come i territori più attivi nelle politiche di “Rifiuti Zero” siano Canada, Australia, Nuova Zelanda, California. Guarda caso i paesi più avanzati anche nella gestione del traffico, nella difesa e valorizzazione della biodiversità attraverso le aree protette, paesi ad altissima qualità della vita. Credo che il Trentino, per caratteristiche ambientali e culturali, nonché per competenze autonomistiche, risorse umane ed economiche, potrebbe imitare modelli ben più virtuosi che non una tecnologia obsoleta come quella degli inceneritori. Trento non è Brescia – anche per caratteristiche orografiche e climatiche - e dunque prima di pendere dalle labbra dei tecnici dell’ASM, l’amministrazione comunale dovrebbe, come ha detto Simonetta Gabrielli di Nimby, “ripensare progetti altamente impattanti, irreversibili e imposti senza alcuna reale partecipazione, confronto e condivisione su obiettivi e dati”. E bene ha fatto Gabriele Calliari, con saggezza e lungimiranza, a schierare la Coldiretti su chiare posizioni contrarie all’incenerimento ed agli Ogm. Posizioni che, garantendo la qualità e salubrità delle produzioni nel lungo periodo, sole possono salvaguardare il futuro dei coltivatori trentini.

Credo dunque che l’amministrazione comunale del capoluogo dovrà impegnarsi, nel primo semestre della nuova consiliatura, a ripensare questa scelta, sulla base dei risultati e delle migliori prospettive provinciali. E sulla base di modelli più moderni, partecipati, consapevoli. Come scrisse Hans Jonas, a volte ciò che non riesce alla ragione, riesce alla paura. In questo caso la paura è data dall’oggettiva possibilità che l’inceneritore di Trento possa creare più danni che benefici.

Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e democratici per l’Ulivo

     

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